L'articolo è interessante, cioè fa un'analisi semiseria ma efficace della situazione; è vero che mette un po' insieme le idee di nativo digitale, hacker e tecnico informatico, però il messaggio passa comunque: l'alfabetizzazione informatica quasi non esiste più, dal momento che la tecnologia è alla portata di tutti e non ha più molte barriere in ingresso, chi nasce già con la tecnologia in mano dà per scontato il suo funzionamento, senza porsi ulteriori domande sui meccanismi che ci stanno dietro. Se una cultura informatica di base prima era obbligatoria già per accendere e utilizzare un PC, era qualcosa con cui ci si doveva scontrare e su cui si doveva fare un po' di esperienza, oggi se ne può fare a meno. La nuova alfabetizzazione informatica non può più fondarsi sull'esperienza dell'utente, ma dev'essere insegnata, così come si insegnano la grammatica e l'aritmetica ai bambini quando iniziano la scuola. Proprio la scuola, almeno per quanto riguarda l'Italia, dovrebbe fare molto di più, perché la materia informatica quasi non esiste (esperienza personale) e i ragazzini a scuola imparano magari a usare Word, però poi non sanno che un carettere è rappresentato da un byte, imparano a fare ricerche su internet, ma non sanno che per farlo stanno utilizzando un browser e un motore di ricerca; ovviamente ci sta dietro tutto un discorso sulla formazione degli insegnanti e del personale, ma questa è un'altra storia...
Comunque ‘the problem is usually the interface between the chair and the keyboard.’ mi ha rallegrato la serata :D